Non era affatto scontato arrivare fin qui. Servivano innanzitutto il coraggio e la lungimiranza di un gruppo dirigente determinato a costruire un partito nel quale i riformisti possano sentirli a loro agio e possano fare politica senza le catene del populismo e delle sirene della demagogia.
Negli ultimi anni troppi danni ha fatto la febbre populista, in Italia, in Europa, in molti paesi degli altri continenti, spesso miscelata a tensioni di retrivo nazionalismo.
Le destre rincorrono se stesse su posizioni sempre più conservatrici, mentre i partiti che storicamente avrebbero dovuto dispiegare politiche progressiste hanno commesso sempre più spesso l’errore di ricercare false scorciatoie verso terreni di populismo indigeribile, in preda all’ansia di ridurre la politica a consenso a basso prezzo, con l’illusione di risolvere tutto nella gestione del potere.
Ma la politica muore se viene concepita solo come gestione di potere.
Italia Viva è nata ed è cresciuta perché la domanda di buona politica impone scelte chiare, trasparenza, coerenza.
Siamo qui per fare un altro passo, quello di un partito ancora più grande e ancora più aperto. E’ la strada giusta per dare forza a chi chiede di affermare un’azione politica che abbia come valori fondamentali la giustizia sociale (esempio, il salario minimo), i diritti civili (esempio, la tutela effettiva dei minori), un ordine mondiale fondato su libertà dei popoli e pace.
Siamo qui per continuare questo cammino.
Sento di dovere un ringraziamento a chi fra noi, nella nostra provincia, più si è speso in questi anni complicati: Teresa Bellanova, Ada Fiore, Massimo Toma, tutti coloro che hanno contribuito a costruire questa nuova casa riformista candidandosi nelle diverse competizioni elettorali, pur consapevoli che spesso le chance di successo erano molto basse.
Ma la bella politica è questa qui.
Non ci fermiamo.
Ce lo chiedono i cittadini pugliesi sempre più delusi da un governo regionale inadeguato.
Un esempio su tutti, dimostrazione di una palese incapacità a governare la regione, il disastro della sanità.
Il quadro che si presenta davanti ai cittadini pugliesi è da autentico collasso: mancano migliaia di medici, fra cui almeno duecento medici di base, la spesa pro capite nella nostra regione è nettamente inferiore alla media nazionale, le liste di attesa si allungano con esiti mortificanti, la mobilità per le cure verso altre regioni comporta un saldo negativo di 124 milioni di euro l’anno.
I cittadini pugliesi fanno fatica curarsi e contemporaneamente i nostri soldi rimpinguano le casse dei sistemi sanitari del nord: un autentico disastro.
Se per Michele Emiliano e per il partito democratico pugliese va bene così, non va bene per i cittadini che hanno bisogno di cure.
Abbiamo il dovere di gridarlo forte e pretendere un radicale cambio di marcia nella sanità pugliese. Cambiando il motore e, soprattutto, cambiando il più in fretta possibile l’autista.
E facendo di tutto per scongiurare, spero anche con una efficace azione in Parlamento, che gli effetti devastanti di una autonomia differenziata a trazione settentrionale completino il disastro di Michele Emiliano.
Abbiamo sperimentato la paurosa capacità distruttiva del populismo nella vicenda della “xylella”, il batterio che ha aggredito i nostri ulivi. Richiamo un breve passaggio tratto da un recente scritto del biologo Daniele Rielli: “Per sei mesi gli alberi destinati al taglio vennero sequestrati dalla magistratura leccese e gli scienziati che avevano coperto il batterio vennero accusati di averlo diffuso, venne messo sotto inchiesta anche il commissario speciale all’epidemia che, incredulo, si dimise”.
Il populismo è una brutta febbre. Fa tanto male.
Teniamolo a mente anche nelle prossime consultazioni elettorali amministrative di primavera.
In provincia di Lecce saranno chiamati al voto i cittadini di tredici comuni: Alezio, Giurdignano, Montesano Salentino, Otranto, Salve, San Donato di Lecce, Sannicola, Santa Cesarea Terme, Spongano, Squinzano, Surbo, Veglie e Vernole (in totale oltre 80.000 cittadini).
Spero che il nostro partito contribuisca in ogni realtà a determinare l’elezione di sindache, sindaci, amministratrici e amministratori capaci, competenti, onesti e generosi. Autenticamente rispettosi della dignità della nostra nazione e dello spirito democratico che la innerva. E pienamente rispettosi dei valori della nostra costituzione.
Ci sono in giro, anche nella nostra provincia, amministratori che si vantano di non aver mai festeggiato il 25 Aprile, giorno della liberazione dal nazifascismo. Sono prevalentemente amici di Michele Emiliano e di un parlamentare del Pd. Sono costoro un pessimo esempio per i nostri giovani. Evitiamoli con zelo.
Ricordiamo che la politica cammina sempre sulle gambe delle persone. Sono le persone a disegnare le traiettorie lungo le quali si muovono e crescono, o indietreggiano, le comunità.
La classi dirigenti locali non vanno selezionate solo sulla base della capacità di raccogliere consenso, ma soprattutto guardando e valutando le qualità di chi si candida ad amministrare le città.
E la politica non sia un mestiere, mai.
Sono contrario a reintrodurre per le città con popolazione superiore ai quindicimila abitanti la possibilità del terzo mandato per i sindaci. Le città, comprese quelle più grandi, si ossigenano anche con il ricambio degli amministratori. Qualcosa non torna quando emergono pulsioni di autoindispensabilità.
La bella politica è quella che sa continuamente rinnovarsi. Anche questo principio vorrei che fosse al centro del cammino che con tanto entusiasmo abbiamo deciso di compiere.
Marcello Risi