Nessuno si rassegna alla ineluttabilità della politica nè alla sua proverbiale inerzia. La disattivazione del Punto di Primo Soccorso a Nardò ha fatto sollevare un enorme polverone, che investe tutti senza risparmiare ovviamente chi in questo momento ricopre in politica ruoli di responsabilità.
La questione è spinosa e più di qualche alto esponente politico se ne guarda bene dall'intervenire. Le soluzioni messe su dall'amministrazione comunale neritina sembrano davvero pasticciate. Il sindaco che aveva promesso in campagna elettorale, e aveva vinto anche per questo, perchè aveva difeso la scelta della "La trasformazione del punto di prima assistenza in dipartimento d'urgenza". Adesso fa il pompiere. Non solo. Aveva sottoscritto un impegno, quello di "Promuovere l'ampliamento dell'Ospedale San Giuseppe Sambiasi". E' scritto nero su bianco nel suo programma elettorale. In cui riferisce che le istanze sostenute a più riprese dall'ing. Antico e da "Difendiamo il territorio" sarebbero state meritevoli di sostegno da parte "di un'amministrazione comunale a nostra guida". Il risultato appare ben diverso.
LE SOLUZIONI PROPOSTE NON SODDISFANO - La montagna e la difesa del territorio ha partorito un topolino. Il piccolo accordo con la Croce Rossa per disporre di un'altra ambulanza per 12 ore, (Un palliativo a sentire i 5 stelle) o peggio ancora un centro studi sulle malattie che colpiscono il nostro territorio, ( Sterile e assurda propaganda a sentire l'opposizione che ha chiesto con urgenza un consiglio monotematico sulla questione) hanno finito per far montare ulteriormente la polemica. La protesta dilaga, insieme alla consapevolezza, per quanto qualcuno continui a gettare acqua sul fuoco, che si stia assistendo ad una inevitabile polverizzazione di indispensabili servizi sanitari. Servizi essenziali che il centro più grande della Provincia dopo il capoluogo non può assolutamente perdere. Perchè sono un diritto e non certo un optional. "Non vedo per quale ragione si debba addebitare ai cittadini che già pagano le tasse il costo aggiuntivo e per altro inutile di un servizio ambulanza - sostiene qualcuno. E tutto ciò stride con misure che nella vicina Copertino tengono in piedi una struttura ospedaliera che sicuramente non aveva le potenzialità del nosocomio neritino". In effetti quella di Nardò, oggi una cattedrale nel deserto, è un edificio a norma, che insiste nel comune più popoloso del territorio.
LA RICONVERSIONE DELL'OSPEDALE DI NARDO' SCELTA ILLOGICA - Ecco perchè la scelta di svuotare quel contenitore trasformandolo prima in Poliambulatorio e poi addirittura in un centro di ricerca per la cura di malattie più o meno rare pare davvero una decisione priva di qualsivoglia senso logico. Davvero un atto politico incomprensibile, e probabilmente figlio di un campanilismo che, soprattutto quando riguarda la salute, mette in evidenza tutta la sua insensatezza.
LA PROTESTA DIVENTA "VIRALE" - La protesta però corre sulla rete e diventa "virale". Una petizione online viaggia di cellulare in cellulare, raccogliendo consensi. "Nardò - si legge nel messaggio - è un paese con quasi 40 mila abitanti che nel periodo estivo tende ad ospitare un elevatissimo numero di turisti. Non è ammissibile pensare che in uno dei paesi più popolosi della Provincia venga tolto a tutti i cittadini il diritto al Pronto soccorso e alle cure in caso di bisogno. Raggiungere Lecce o Gallipoli o altri comuni vicini può costare la vita, così come aspettare che un'ambulanza arrivi dall'ospedale più vicino significa comunque aspettare almeno 10 minuti che per un soggetto colpito da infarto o ictus sono minuti che possono condurre alla morte o a danni irreparabili. Nardò come ogni comune con una tale portata di abitanti merita che l'ospedale non venga destinato ad altro che non sia la tutela della propria salute, chiediamo al Presidente della Regione e a tutti coloro che sono coinvolti in tale spiacevole episodio di ridarci il nostro ospedale. Grazie". La petizione "postata" da Valeria Valentini ha già raccolto oltre duecento firme in pochissimo tempo e promette di continuare a raccogliere consensi.