Continua a crescere in città lo sgomento e la protesta per la cancellazione a partire dal 30 di aprile del Punto di Primo Intervento. Un servizio sanitario essenziale che viene meno alla luce della riconversione del nosocomio neritino declassato da Ospedale a Poliambulatorio. Con un accordo per altro non completato, nè rispettato.
Sulla questione interviene il sindacalista Fernando Fiorito con un corposo intervento. "Dopo il diritto al lavoro e alla sua tutela, sancito solennemente dalla nostra Costituzione anche il diritto alla salute e alla stessa vita viene gradualmente ridimensionato, trascurato, ed in alcuni casi, vergognosamente ignorato, non solo dai nostri arditi imprenditori rampanti, ma anche dai nostri governanti a livello nazionale e, soprattutto, a livello regionale.
Ci riferiamo ovviamente ai sempre più frequenti incidenti, spesso mortali, sul posto di lavoro, al precariato sempre più diffuso nei nuovi contratti di lavoro ed all’autentico scempio, cui stiamo assistendo, nel settore della sanità con farmaci sempre più costosi, visite specialistiche a pagamento ed una corruzione sempre più diffusa, che ha raggiunto livelli indecenti ed insostenibili per una società che ama definirsi civile.
Milioni di persone muoiono, perché non possono sostenere i costi di una adeguata cura ed assistenza, delegate generosamente e strumentalmente dallo Stato e dalle Regioni a strutture private, inaccessibili per i comuni mortali, condannati a rivolgersi ad un servizio pubblico tanto oneroso per le finanze pubbliche, quanto spesso inefficiente. Certamente se molti cittadini del Sud si rivolgono a strutture del Nord per curarsi non lo fanno per libera scelta, ma costretti dall’inadeguatezza e dall’inefficienza delle strutture locali, sempre meno adeguate e meno efficienti.
Di contro si assiste ad una vera proliferazione delle strutture private ( cliniche, case di cura, laboratori specializzati, centri diagnostici, studi professionali, ecc. ), che costituiscono il più odioso trionfo del capitale sui sacrosanti ed inalienabili diritti alla salute e alla vita, anche e, soprattutto, dei più deboli e diseredati.
La sanità pubblica continua a fare passi indietro a favore di quella privata, perché la sanità è il nuovo settore dove conviene investire per uno sfascio del settore perpetrato per debolezze ed incapacità di chi storicamente teneva in alto le bandiere della solidarietà e della giustizia sociale.
Le responsabilità di questo continuo inarrestabile degrado della Sanità pubblica sono di chi ha governato fino ad oggi la nostra nazione; il silenzio, la rassegnazione, ma soprattutto la protesta fine a se stessa senza interrogarsi su di un degrado senza fine, per un minimo di onestà intellettualenon si dovrebbero attribuire a quanti oggi sono presenti nelle istituzioni a livello periferico. Il livello nazionale e quello regionale dovrebbero rendere conto del loro operato con una informazione seria e corretta nei confronti dei cittadini .per giudizi su soggetti politici, siano essi Partiti o Governatori di Regione. E’ innegabile la responsabilità di un governo centrale e regionale che, nel rispetto di indecenti logiche fondate su dati numerici ed economici, hanno studiato ed approvato geniali provvedimenti di presunta razionalizzazione, riordino ed ottimizzazione delle risorse, ad onta dei sacrosanti diritti dei cittadini.
E’ vero che parliamo di “ aziende sanitarie “, ma è altrettanto vero che discutiamo di salute dei cittadini e diritti costituzionali.Se le ASL sono state create per rispondere solo ad esigenze economiche, alla luce di quanto sta accadendo, forse sarebbe il caso di interrogarsi sulla loro ragion d’essere perché si stanno cancellando diritti sanciti dalla nostra costituzione.
Per quanto riguarda, in particolare, la nostra regione, a questo punto, a nostro modesto avviso, si impone la necessità inderogabile di squarciare finalmente questo velo di ipocrisie, omertà e falsità, dietro il quale si trincerano i responsabili di questo degrado senza fine. Sarebbe opportuno, anzi doveroso, che qualche cronista coraggioso rendesse pubblico il Piano di Riordino Ospedaliero varato dalla Regione Puglia ed il Documento di Riconversione dell’Ospedale di Nardò, sottoscritto forse in buona fede, forse perchè inevitabile, dalla precedente Amministrazione.
Un Documento di Riconversione che conclude un iter scandaloso avviato molto tempo prima della sua firma, che ha privato la nostra Città, (seconda al capoluogo di provincia per ampiezza del territorio e per popolazione), del suo storico ospedale, ridimensionato a livello di un Poliambulatorio, nonostante qualche anno prima fosse stato ampliato e ristrutturato, ad onta della conclamata lungimiranza e ottimizzazione delle risorse.
Sarebbe altrettanto opportuno che fossero resi pubblici i nomi di tutti i consiglieri regionali che hanno approvato il suddetto, famigerato Piano di Riordino Ospedaliero, in modo che i nostri cittadini sappiano chi ringraziare per le loro difficoltà, spesso insostenibili, di trasferimenti, di spostamenti ed annessi problemi di assistenza, che vanno ad aggiungersi a quelli di salute, che, purtroppo, la malasorte non ha risparmiato loro. L’interrogazione presentata da M5S ed il Comunicato di Art. 1 – Mdp non possono non essere condivisi per la loro compostezza e per fondatezza dei rilievi sottoposti all’attenzione del Governatore della Puglia.
La rabbia e la protesta dei cittadini, oltre a responsabili di Partiti ed Associazioni e Centri Culturali, si dovrebbero comprendere ed accettare perché cresce la delusione dei cittadini che avevano creduto in alcune promesse elettorali e speravano in una Città capace di impedire ulteriori soppressioni di servizi e soprusi anche per la fiducia riposta dall’attuale Amministrazione nei confronti del Governatore della Puglia.
Di contro, però, gli stessi nostri concittadini, quando saranno chiamati ad eleggere i loro nuovi rappresentanti a livello locale, regionale e nazionale, dovrebbero fare appello a tutte le loro capacità mnemoniche, per ricordare bene i nomi dei rappresentanti politici che, a dispetto dei proclami e delle promesse, si sono prodigati generosamente per privarli di un tradizionale, storico servizio sanitario ed ospedaliero, indispensabile non solo per loro, ma per tutto il territorio.