Nardò: il Parco Urbano, le Opere Strategiche e lo sgambettamento dei cani

Un Parco Urbano ed area a verde verrà realizzato nel terreno di proprietà comunale su cui insisteva la struttura dell’immobile demolito e destinato a Palazzo di Città.  Il Parco che costerà oltre 600 mila euro di soldi della comunità senza utilizzo né di risorse comunitarie né di fondi e/o capitali privati, può essere considerato una risorsa strategica?

Con atto di indirizzo dell’attuale Giunta (n.294 del 30.06.2017) e del Consiglio Comunale (n. 68 del 31.07.2017) di Nardò, è stata dapprima disposta la demolizione dell’immobile. Demolizione non ancora completamente realizzata. “La Giunta di Palazzo Personè adesso dovrà autorizzare la ripresa dei lavori di sgretolamento del materiale e riempimento della depressione del terreno (che quindi è antropica e non naturale), che erano stati sospesi, e approvare il progetto esecutivo dell’opera”. Un percorso complicato anche dalla presenza, “Nel P.A.I. (piano per l’assetto idrogeologico), di un vincolo di pericolosità idraulica, per una depressione morfologica naturale, che però l’Autorità di Bacino”, previo sopralluogo, avrebbe superato. L’intervento di riqualificazione reca le firme dell’architetto Elisabetta Ferrocino, del geometra Salvatore Albanese e del geologo Andrea Vitale ed ha un costo di 420 mila euro, risorse già previste in bilancio. I due professionisti “già incaricati del progetto di demolizione del fabbricato del vecchio palazzo di città, unitamente a Vitale, si sono proposti per la redazione del progetto per la realizzazione di un parco pubblico chiedendo un compenso di 10 mila euro oltre iva e cassa professionale”, (12688 complessivi), anche “perché – si legge nella delibera – “Le figure professionali interne non possono garantire lo svolgimento dell’incarico nei tempi stabiliti in quanto impegnati in altre funzioni” e poi “l’importo offerto è conveniente in quanto corrisponde al compenso calcolato in base al D.M. 17.06.2016 ridotto di circa il 45%”. Il sindaco promette uno degli interventi di rigenerazione “Più vasti e significativi che la Città abbia mai conosciuto”. Però…

L’EX COMUNE SI SAREBBE POTUTO COMPLETARE? Era possibile immaginare un uso diverso della struttura, in modo tale da non depauperare un eventuale valore che con la decisione presa si è inequivocabilmente azzerato (cioè si poteva per esempio vendere, cedere o completare sia pure parzialmente la struttura)? Sulla questione il Partito democratico ha presentato un esposto. L’immobile insomma – obiettano dal Pd - non sarebbe stato fatiscente ma avrebbe presentato rispetto ai materiali “valori che in larga parte si riscontrerebbero normalmente in fabbriche edilizie incompiute e lasciate alle intemperie senza le protezioni necessarie”. Nell’esposto si chiede di fare chiarezza sulla vicenda. Tutta la documentazione inoltre è stata trasmessa per le opportune valutazioni del caso, all’ufficio del Corpo Forestale dello Stato presso il N.O.E. (Comando dei Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico). E alla Magistratura Contabile (Corte dei Conti e Procura della Corte dei Conti) per gli eventuali, ove sussistenti, aspetti di danno erariale.

L’EX COMUNE COSTATO OLTRE DUE MILIARDI DI FONDI PUBBLICI - La realizzazione del cosiddetto “Nuovo palazzo di città”, venne progettata negli anni Settanta dagli architetti Ciucci e Manieri-Elia previa costosa espropriazione del suolo ed ha avuto un costo complessivo di circa 2 miliardi delle vecchie lire. Realizzato negli anni Ottanta, è stato poi ignorato dalle amministrazioni successive per lungo tempo. E nessuno si è preoccupato di avviare né il recupero né un completamento. Fino alla decisione dell’attuale amministrazione. Che ha deciso per la demolizione e la realizzazione di un grande parco urbano di circa 25 mila metri quadri.

DEMOLITA UNA STRUTTURA PUBBLICA E NON PRIVATA - Quello che però a più riprese è stato definito ecomostro era in realtà una struttura pubblica e non privata come ad esempio Punta Perotti. Un’opera realizzata e mai completata ma finanziata con fondi pubblici. Alla base della decisione di demolire la “Relazione” a firma del tecnico incaricato che l’ha comunicata agli uffici comunali, che “doveva accertare l’idoneità statica della struttura”. In seguito alla trasmissione della Relazione suddetta sono state adottate tutte le decisioni amministrative, compresa la redazione della relazione tecnica, firmata da un architetto e da un geometra, riguardante la demolizione della struttura.

L’INCOMPIUTA ERA COLLAUDATA - E’ stata successivamente espletata la gara per l’esecuzione dei lavori di demolizione (base d’asta 123.680,10 oltre IVA), aggiudicata e oggetto di subappalto. “L'opera analizzata, che è rappresentata esclusivamente da elementi strutturali in cemento armato, pure collaudata per l'esercizio di destinazione allora previsto, oggi, per determinazione della amministrazione, non è più utilizzabile – fanno sapere i consiglieri Piccione e Siciliano - per quanto sia stata progettata,  non perché inadeguata ma per mutate esigenze istituzionali”. Il gruppo consiliare del Pd evidenzia che “A tutt’oggi dal completamento della struttura si evince che il materiale di risulta della demolizione, (trattasi   sicuramente   di   un   rifiuto   speciale   contaminato   ai   sensi   del   d.lgs.   152/2006)   risulta “tombato” in maniera inappropriata se non corredata da analisi dei materiali e regolare esecuzione dei lavori”.

OPERE PUBBLICHE E PRIORITA’ - Il programma riguardante le opere pubbliche deve prevedere un ordine di priorità. Sono considerati prioritari i lavori di ricostruzione, riparazione e ripristino conseguenti a calamità naturali, di manutenzione di recupero del patrimonio esistente, di completamento delle opere incompiute. I progetto definitivi o esecutivi già approvati, i lavori cofinanziati con fondi europei, nonché i lavori per i quali ricorra la possibilità di finanziamento con capitale privato maggioritario. Ebbene la priorità massima nella programmazione degli Enti è data ai lavori di ricostruzione, riparazione e ripristino conseguenti a calamità naturali, e in subordine, ai lavori di completamento di opere pubbliche incompiute. In un periodo difficile di bilanci comunali nel Piano delle Opere Pubbliche si solito si da la priorità alle scuole e alle opere strategiche per la Città. Il Parco che costerà oltre 600 mila euro di soldi della comunità senza utilizzo né di risorse comunitarie né di fondi e/o capitali privati, può essere considerato una risorsa strategica? 

IL DOG PARK PER LO SGAMBETTAMENTO DEI CANI - Investire risorse così ingenti su di un’area verde pur prevedendo “La realizzazione di un dog park, distinto in uno spazio per lo sgambettamento dei cani e in uno per agility dog (disciplina cinofilo-sportiva che vede l’animale affrontare una gara a ostacoli, ispirata al percorso ippico) ed un’area ristoro, può essere annoverata come un’opera che può rappresentare un volano di sviluppo per il rilancio delle attese economiche della Città?

L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE RIGENERA UN BENE DELLA CURIA – Il comune di Nardò ha inserito nella sua proposta di rigenerazione il complesso dell’ex Antoniano, dopo aver stretto un accordo con la Diocesi di Nardò-Gallipoli, proprietaria del complesso. “L’immobile occupa un lotto compreso tra le vie Pitagora, Leonardo Da Vinci e Generale Cantore, è da tempo dismesso e in stato di completo abbandono”. L’ex Antoniano nelle intenzioni dell’amministrazione “potrà essere uno snodo importante per la riqualificazione del quartiere e per l’offerta dei servizi relativi ai fabbisogni individuati dal Piano sociale di zona per  l’inclusione sociale e per il contrasto alla povertà”Il recupero dell’Antoniano inserito nella rigenerazione urbana essendo di proprietà della Curia quali ritorni potrà rappresentare in concreto per la comunità? Non sarebbe stato più lungimirante investire delle risorse per completare ad esempio il gerontocomio, altra incompiuta in perenne divenire? O un altro immobile o pezzo di Città ma ovviamente di proprietà comunale?

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