“A Nardò si diventa dirigenti comunali senza concorso". L’esposto denuncia del vice presidente del consiglio comunale

Il vice presidente del consiglio comunale Giancarlo Marinaci, con un esposto/denuncia del 12 agosto 2019, indirizzato alla Procura della Repubblica, alla Procura Regionale della Corte dei Conti, all’Autorità Nazionale Anticorruzione, al Prefetto e al Collegio dei Revisori dei Conti del Comune di Nardò, esprime forti dubbi sulla legittimità dell’incarico dirigenziale conferito, con decreto n. 574 del 30 luglio 2019, dal sindaco Mellone, a decorrere dal 1° agosto 2019, al funzionario comunale Luigi Siciliano.

 

Il vice presidente Marinaci denuncia, in buona sostanza, il mancato rispetto della prescritta procedura in materia di reclutamento dei dirigenti nella Pubblica Amministrazione e, pertanto, anche nei Comuni, così come espressamente previsto dalla vigente normativa, nonché dalle numerose sentenze della Magistratura Amministrativa e della Giurisprudenza Costituzionale.

L’avviso di selezione interna per il conferimento di un incarico di dirigente a tempo determinato extra dotazione organica, di cui alla determinazione numero 574 del 4 luglio 2019, così come formulato, - puntualizza Marinaci - esclude, di fatto, come è accaduto puntualmente, sia gli aspiranti esterni, sia i dirigenti in servizio, sia infine tutti gli altri numerosi funzionari di categoria D (probabilmente, nient’affatto interessati alla progressione di carriera ed al lauto incremento retributivo), ad esclusione, ovviamente, dell’unico dipendente che ha prodotto istanza.

L’incarico dirigenziale in questione palesa in modo evidente, (a parte il notevole ed ingiustificato aggravio di spesa per il Comune), un uso distorto degli articoli 109 e 110, commi 1 e 2, del TUEL n. 267/2000 e successive modificazioni ed integrazioni.

Del tutto peregrina ed oltremodo bizzarra appare, poi, l’elevazione a rango dirigenziale per “esigenze di carattere straordinario”, di alcuni ambiti di azione amministrativa, quali “Eventi e Spettacolo”,”Economia della Conoscenza e della Creatività”, “Attrattori della Città”.

In particolare, Marinaci puntualizza che “sia lo Statuto comunale che il Regolamento sull’Organizzazione degli Uffici e dei Servizi non prevedono il conferimento di incarichi dirigenziali, ancorchè temporanei, a dipendenti comunali di categoria D1, in linea peraltro, con quanto più volte sentenziato dalla Suprema Corte di Cassazione, per la quale “nell’ambito del Pubblico Impiego contrattualizzato il conferimento di mansioni dirigenziali ad un funzionario direttivo è illegittimo”.

Il Vicepresidente del Consiglio Comunale rileva, ancora, che, secondo la costante giurisprudenza della Corte Costituzionale, nessun dubbio può nutrirsi in ordine al fatto che il conferimento di incarichi dirigenziali nell’ambito di un’amministrazione pubblica debba avvenire previo esperimento di un pubblico concorso, e che il concorso sia necessario anche nei casi di nuovo inquadramento di dipendenti già in servizio. Anche  il passaggio ad una fascia funzionale superiore comporta l’accesso ad un nuovo posto di lavoro corrispondente a funzioni più elevate ed è soggetto, pertanto, quale figura di reclutamento, alla regola del pubblico concorso” (Sentenze della Corte Costituzionale n. 194 del 2002, n. 217 del 2012, n. 7 del 2011, n. 150 del 2010 e n. 293 del 2009).

Per quanto sopra esposto e motivato, il sottoscritto Vicepresidente del Consiglio Comunale, chiede che la Procura della Repubblica adita voglia disporre gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti esposti in narrativa, per l’eventuale valutazione del caso sotto i profili di competenza.

Chiede, altresì, alla Procura Regionale della Corte dei Conti, nonché al Collegio dei Revisori dei Conti presso il Comune di Nardò, di voler disporre, nell'ambito delle rispettive competenze, in ordine ai fatti denunciati, e procedere all'accertamento di eventuali illeciti amministrativo-contabili. Chiede, infine, a Sua Eccellenza il Prefetto di Lecce di valutare l'opportunità di un autorevole e sollecito intervento sul sindaco di Nardò per la revoca in autotutela del decreto di cui trattasi.

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