L'ex sindaco Marcello Risi torna sulla questione riguardante il contenzioso tra l'ente locale e la burocrazia per ulteriori puntualizzazioni. "Il sindaco Mellone, poco dopo la sua elezione, ha illegittimamente assunto (senza concorso) in comune un nuovo dirigente. La legge non lo consentiva, ma Mellone lo ha fatto ugualmente". "Per fare spazio al nuovo dirigente, che non poteva essere assunto, il sindaco Mellone ne ha “spostati” e di fatto demansionati tre, i quali hanno fatto ricorso.
Con tre sentenze il Tar di Lecce ha dato pienamente ragione ai tre dirigenti. Il comune ha impugnato le tre sentenze al Consiglio di Stato. In precedenza il comune aveva subìto per la stessa vicenda altre tre sentenze negative (davanti al Consiglio di Stato) per la competenza. Ha perso fin qui sei volte. Con costi giudiziali molto alti, anche perché il sindaco Mellone, pur avendo un ufficio legale interno di tre avvocati, ha scelto di nominare avvocati esterni".
"Perché Mellone si è infilato in questo ginepraio? C’è un dato su cui conviene riflettere molto: emarginati i tre dirigenti, poi definitivamente usciti dal comune di Nardò, sono stati adottati molti atti dirigenziali illegittimi: ad esempio, affidamenti privati di appalti e servizi contro la legge, finte vendite di edifici pubblici (si pensi all’ex gerontocomio), bilanci infarciti di dati falsi per truccare i conti. Fatti gravi. In più casi, reati. Molti di questi fatti sono stati a più riprese denunciati dai consiglieri di minoranza e anche da me".
"Sono convinto - conclude Risi - che fra l’avvicendamento dei tre dirigenti e tutti gli atti illegittimi che l’amministrazione Mellone ha successivamente adottato ci sia una connessione. La rotazione è solo la “scusa”. Ecco perché questa vicenda (che rischia comunque di costare al nostro comune centinaia di migliaia di euro) non è solo un contenzioso di lavoro: svela la vera natura di un sindaco “incline” all’imbroglio. Probabilmente affiancato da qualche "complice". Mentre scrivo questo commento, il comune ha adottato l’atto di pagamento di circa tredicimila euro per le spese legali delle tre cause (perse) al Consiglio di Stato (determina n. 405 del 21.05.2020)".