Esclusiva*, intervista a Maria Rosaria Valentino, SNALS: "Sarebbe opportuno un confronto pubblico a Nardò per capire quanto i cittadini desiderino una nuova scuola"

Per capire meglio il futuro della Scuola ed dell’Istruzione, abbiamo voluto ascoltare, in esclusiva, la nuova vice Segretaria Regionale Puglia dello Snals, Maria Rosaria Valentino, da sempre impegnata nel mondo sindacale.

”Se la convivenza con la pandemia ci ha ormai costretto a ridisegnare gli spazi, potenziali generatori di assembramenti, la sanificazione dell’aria nel mondo scolastico diventa uno strumento indispensabile. Invece di tenere lezione con le finestre aperte in pieno inverno non sarebbe stato più opportuno investire sull’acquisto di strumenti per la ventilazione meccanica controllata? L'avvio dell’anno scolastico e la pandemia, quali sono le criticità evidenziate dal suo Sindacato, secondo lei la scuola si svolge e si è svolta in sicurezza? 

Purtroppo questo secondo anno di gestione dell’emergenza sanitaria ci ha ritrovati con le stesse problematiche irrisolte. Classi troppo numerose, mancato acquisto di strumenti per la ventilazione meccanica controllata, dotazione insufficiente di mascherine FP2. E’sconfortante prendere atto che le risorse del PNRR, ad oggi, non siano ancora state destinate alla risoluzione di problematiche evidenziate da subito. Sulla Scuola si continua ad investire poco e male eppure è una Istituzione che fa la differenza, soprattutto in momenti di crisi come quella che stiamo vivendo. La Scuola è il cuore pulsante del nostro Paese, ma lo si dimentica sempre più spesso.

Docenti ormai hanno sempre più compiti da svolgere. Durante la pandemia hanno dovuto cambiare metodo d’insegnamento dall’oggi al domani. Eppure non sembrano prospettarsi buone notizie sul fronte degli attesi aumenti stipendiali… 

E’ un momento difficile per il rinnovo contrattuale dei docenti. Come sempre chiediamo più’ risorse. Oggi con ancora più forza. Durante la pandemia i docenti si sono adeguati in pochissimo tempo alla didattica a distanza prima, successivamente alla didattica integrata con un carico di lavoro doppio e senza alcuna formazione pregressa e, come al solito, senza alcun riconoscimento economico e tantomeno sociale. Abbiamo avuto una bozza dell’atto di indirizzo e neanche un’apertura del tavolo contrattuale. I fondi del PNRR, purtroppo, potranno essere utilizzati solo per adeguamenti strutturali, per il potenziamento del tempo pieno ma non per il miglioramento delle condizioni stipendiali di tutto il personale della scuola. Su questo versante è necessario recuperare e destinare altre risorse. La scuola sopravvive grazie alla passione di docenti motivati e capaci che la sorreggono nonostante i molti ostacoli e l’inadeguato riconoscimento economico e sociale.

Il rapporto Eurydice su stipendi e indennità di insegnanti e capi di istituto in Europa, attraverso il quale vengono analizzate anche le differenze di stipendio tra i livelli di istruzione, ci dice i nostri docenti prendono stipendi che non sono adeguati nemmeno al costo della vita. L’Italia è agli ultimi posti circa gli stipendi da attribuire alla classe docente. Ce ne spiega le ragioni? 

Sino a quando non si recupererà a livello sociale la figura e lo status della funzione docente, rivendicare un adeguamento economico adeguato agli standard europei resterà una utopia. La nostra dignità professionale è in caduta libera, l’autonomia scolastica invece di portare ad una valorizzazione dei docenti ha portato ad una percezione distorta della nostra funzione. La scuola come “servizio” competitivo, le famiglie da assecondare ad ogni costo pena il trasferimento in altra scuola con conseguente decremento delle iscrizioni e quindi dell’organico. La scuola si è ammalata di burocratismo. Sarebbe sufficiente considerare la retribuzione oraria netta di un docente rispetto a quella oraria di altri lavoratori. Che si lasci la vettura in un’officina o si chiami un idraulico o si effettui una visita medica specialistica si può capire che il nostro compenso giornaliero è pagato anche meno di un’ora di lavoro di altre categorie di lavoratori. Da un buon docente possono nascere decine di ragazzi preparati ad affrontare il futuro, così come un cattivo insegnante può rovinare per sempre la mente e la sensibilità culturale di un alunno. Si corre il rischio che le persone di talento scelgano altre professioni più gratificanti mentre l’insegnamento sia ritenuto come un “ripiego”. Occorre ridare alla Scuola la centralità che merita e destinare a chi ci lavora risorse adeguate e non le mortificanti somme destinate ad ogni rinnovo contrattuale. 

Senta, gli insegnanti comprano di tasca loro anche le mascherine anti-Covid, che per altro sono obbligatorie. I dispositivi di protezione non dovrebbero essere a carico del datore di lavoro? 

Sicuramente alcuni docenti, o personale ATA, avranno potuto acquistare le mascherine probabilmente quando le risorse a ciò destinate siano risultate non sufficienti o non assegnate per tempo.   

A Nardò l’amministrazione comunale ha deciso senza alcun dibattito e nella più assoluta mancanza di concertazione di demolire la Dag Hammarskyold, la scuola media che è sana verrà abbattuta e, nelle intenzioni, sostituita da un parcheggio. Per altro assolutamente inutile. Le pare una iniziativa sensata? 

E’una iniziativa che ho appreso con reale sgomento. Alcuni edifici diventano per forza di cose patrimonio storico e culturale di una città. La parola DEMOLIZIONE mi ha davvero fatta sussultare.

Quella stessa scuola è costata diverse centinaia di milioni del vecchio conio, ed ha percepito negli anni finanziamenti rilevanti, i più recenti per oltre 300 mila euro. Non le pare che abbattendola si rischi di cagionare un danno erariale? 

A parte il danno qui si tratta di spreco. Di fondi che vengono gestiti senza una visione, a singhiozzo, giusto per incentivare temporaneamente l’economia, senza curarsi del futuro della struttura su cui si sono investire risorse (pagate indirettamente col denaro dei contribuenti…).Nulla viene mai regalato arriva sempre il conto, sotto altre voci, tasse, rincari.

Le scuole rispecchiano le esigenze e la popolosità dei quartieri, allocare la maggior parte delle scuole medie in una zona (Nei pressi della 167) non le pare un errore macroscopico? Anche tenendo in conto che l’età degli alunni obbliga i genitori ad accompagnarli a scuola? Non le pare che si stia rischiando di far aumentare solo i disagi delle famiglie?

Credo, ovviamente, che se si dovesse arrivare alla costruzione di un nuovo edificio si dovranno ridefinire geograficamente e ridestinare ai nostri tre istituti comprensivi gli edifici esistenti. E’impensabile che due scuole secondarie di I grado possano essere destinate allo stesso bacino territoriale (quartiere) di utenza. Si dovrebbe necessariamente arrivare alla creazione di nuovi poli scolastici che dovrebbero garantire alle famiglie di avere ogni ordine e grado della scuola dell’obbligo nello stesso quartiere o in una zona ragionevolmente vicina. Ma il reale problema resta l’abbattimento della Dag Hammarskyold. Pare che per accedere ai fondi necessari per realizzare una nuova struttura sia imprescindibile doverne abbattere una esistente, lo prevede il bando, mi riferiscono. Allora sarebbe opportuno (forse!?) un confronto pubblico per capire quanto i cittadini desiderino una nuova scuola, se il costo da pagare è la demolizione di un edificio che racconta, conserva e custodisce decenni di ricordi e di storia della scuola “media” più antica della nostra città. Una delle cose che mi è stata insegnata, proprio a scuola, è il valore della MEMORIA che, declinato in tutte le forme possibili,va tutelato e trasmesso alle generazioni future.

 

Intervista a cura di Marco Marinaci

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