Si riaccende la polemica sulla sorte dell'edificio che avrebbe dovuto ospitare il Gerontocomio di Nardò: il prossimo maggio sarebbe il periodo prescelto dal sindaco, mini-ducetto di periferia, per l'abbattimento del manufatto inutilizzato da oltre 50 anni. Fin dalla costruzione dato che nessuna delle amministrazioni che si sono susseguite alla guida della città ha saputo metterlo in funzione.
La decisione di demolizione ha suscitato reazioni contrastanti: c'è chi si oppone alla demolizione accampando valore architettonico pregevole dell'edificio perchè progettato da un architetto di vasta notorietà nel sia pur ristretto campo dell'architettura di avanguardia. E ha promosso una raccolta di firme on-line che ha visto l'adesione di intellettuali di levatura nazionale.
C'è chi, indifferente all'abbattimento o meno, avversa il progetto di Mellone di costruire nello spazio ricavato 19 appartamentini per anziani autosufficienti e spazi di socialità comune. Proponendo invece la costruzione di una moderna RSA giustificandola col crescente processo dell'invecchiamento della popolazione.
A questo dibattito, che si svolge prevalentemente sulle piattaforme telematiche, Mellone è perfettamente indifferente. Prosegue nell'assoluta solitudine della sua ostinazione col conforto della platea dei suoi acritici sostenitori privi di ogni sia pur minimo spunto di suggerimenti o visioni difformi dal loro “gran capo”.
Ma non è questo il dibattito che ci appassiona. Pensiamo che possa interessare a quella, ridotta, parte pensante della cittadinanza come quell'immobile sia stato valutato una cifra spropositata nel corso degli anni passati e iscritto nel bilancio comunale mentre oggi non vale un euro bucato. Almeno a sentire quello che dice la valutazione che è stata data dalla perizia su cui il sindaco basa i suoi propositi di demolizione della costruzione.
Un deprezzamento repentino del valore del gerontocomio suscita interrogativi non da poco; anche una millantata vendita per un controvalore di oltre un milione e mezzo di euro ingenera interrogativi a chi non ha rinunciato a ragionare. Il sospetto principale è che il valore iscritto a bilancio del comune per quell'immobile abbia alterato pesantemente il risultato finale dello strumento contabile che forse, per questo specifico motivo, non è fedele al reale equilibrio finanziario-contabile del Comune.
Un sospetto pesantissimo che, però, non sembra interessare all'opposizione che tace fragorosamente. Ma solo Mellone e Capoti, quando erano oppositori, adivano la Corte dei Conti? Veramente con esiti scarsi come era da aspettarsi da principianti, sia pure con l'assistenza dell' “esperto di parte” Lupo, di contabilità.
L'opposizione tace forse nel timore di vedersi tirata in ballo per analoghe poste di bilancio nei periodi in cui erano maggioranza e amministravano Nardò. Sarebbe appena appena decente che, pubblicamente, gli attori di questa scorcentante vicenda dessero a tutti i cittadini la loro versione dei fatti. Non a chiacchiere ma con dati di fatto alla mano dimostrando dettagliatamente i bilanci degli ultimi dieci anni sia nella versione con l'edificio del gerontocomio inserito al valore attribuito negli anni dalle varie amministrazioni sia simulando i risultati con l'immobile a valore zero.
E' una pia illusione pretendere questa trasparenza sia dalle passate amministrazioni che da quella in carica, ma sarebbe l'unico modo per dare alla popolazione cittadina un reale metodo di valutazione dell'operato degli eletti cui ha demandato la gestione della città.
Werther Messapo