Goldoni perdonerà l'accostamento del titolo di una sua deliziosa commedia ad una storiaccia di guitti dei pessima qualità ma le smanie del sindaco di Nardò per una candidatura alla regione raggiungono picchi di parossismo uguali a quelli della temperatura di questa estate africana.
Mellone l'Asfaltatore, lo sanno anche le pietre, campa di politica non avendo patrocinato che poche e marginali cause da quando è avvocato; non è proprio uso al duro lavoro dei palazzi di giustizia. Preferisce l'indennità da sindaco al logorio costante con i clienti, i magistrati, le cancellerie, i codici e le pandette; quindi è ben attaccato alla cadrega da amministratore locale e sta meditando come meglio portare il suo assalto ad una poltrona in consiglio regionale pugliese.
Per aumentare di tre volte l'indennità di carica e continuare a vivere senza lavorare. Perchè vuole proprio continuare a fare quello di cui accusa gli altri: VIVERE DI POLITICA.
Che è quanto pratica da quando entrò in consiglio comunale in seguito alle dimissioni dell'arch. De Pascalis. E all'epoca manifestava esplicitamente tutta la sua invidia per gli emolumenti percepiti dal consigliere regionale eletto a Nardò. Per raggiungere il suo obiettivo sta tramando a tutto spiano e su più versanti ma non riesce a penetrare in quella lista che, unica, gli potrebbe dare la sicurezza di ghermire l'agognata poltrona con cui campare per il prosieguo della sua vita.
Nel partito di Fratelli d'Italia non lo vogliono, non lo vuole il potentissimo plenipotenziario della Meloni in Puglia. Non lo vuole Raffaele Fitto che ben ricorda le giravolte compiute da Mellone negli ultimi anni e i veri e propri tradimenti e l'intelligenza col nemico Emiliano. Liason, quella col presidente della giunta regionale, che Mellone tenta disperatamente di far dimenticare ma è manovra che riesce solo con gli spettatori occasionali della scena politico-amministrativa pugliese.
Allora Mellone finge di legarsi alla Lega ma sa perfettamente che i quozienti del partito della Padagna sono scarsi rispetto a quelli che conseguirà il partito della Meloni per cui tenta in tutti i modi di infilarsi a Roma. Sembra, però, ormai certo che per lui non funzioni neanche il richiamo alla comune radice del cognome con la Presidente del Consiglio dei Ministri. L'Asfaltatore continua comunque a spingere ed ogni sua azione è orientata a creare e mantenere consenso intorno al suo nome.
Altro che lavorare per Nardò!
Tutto, spese megagalattiche comprese, è orientato ad un suo culto della personalità che si possa tramutare in voti all'imminente tornata elettorale.
E Nardò? Nardo langue sotto ampi strati di cerone che non bastano a coprire le profonde e mai risolte rughe del tessuto economico-sociale da Città.
Una volta Palmiro Togliatti, parlando di personaggi inadeguati giunti al vertice del PCI disse (prima di espellerli): “ Anche nella meravigliosa criniera di un superbo purosangue di possono annidare dei pidocchi!!!”.
Ecco Nardò si trova nella stessa situazione di quel purosangue!
Werther Messapo