L'approfondimento del biologo Giampiero Dantoni: "Sex, intersex, transex & sport"

Nello sport esiste ancora la classica distinzione fra categorie in base al sesso maschile o femminile, per cui i maschi competono con maschi e le femmine con le femmine.

Come si vede, i termini usati sono correlati al significato biologico: il sesso determinato alla nascita sulla base degli organi sessuali visibili. Anche se la stragrande maggioranza degli umani è maschio o femmina, tuttavia esiste una fascia intermedia di variazioni naturali dei caratteri sessuali, per cui non si può attribuire la categoria maschio o femmina in modo netto. Ciò è quanto definisce la categoria “intersesso”, balzata all'attenzione del grande pubblico nel corso di un incontro di boxe alle olimpiadi parigine 2024. In particolare una delle due sfidanti, l'algerina Imane Khelif, era inclusa nella categoria “femmine” pur essendo una “intersessuale”, categoria intermedia non contemplata nei regolamenti delle varie associazioni sportive, CIO incluso. Dalle notizie reperibili non si sa se la stessa sia nata maschio e poi operata, oppure se sia di sesso anatomico femmina ma con gonadi maschili interne, ovvero con caratteristiche sessuali intermedie, appunto “intersessuale”. A quanto pare in precedenti gare una analisi genetica aveva accertato la presenza dei cromosomi XY, configurazione genetica dei maschi (XX nelle femmine). Non si sa se questa persona abbia pene o vagina, ma, sembra che nel suo paese di nascita sia stata dichiarata femmina sin dalla nascita. La stessa era stata squalificata in passato dall'organizzazione della boxe internazionale in quanto le sue analisi del sangue mostravano un tasso di testosterone (ormone tipicamente maschile, in piccola dose presente in tutte le femmine) superiore al valore massimo regolamentare per gareggiare all'interno della categoria “femmine”. Se questo fosse vero, regolamento alla mano, saremmo in presenza di un caso di “doping” per la presenza di valori eccessivi di testosterone, che è classificato fra gli “steroidi anabolizzanti”. Quindi, se questo fosse un mondo normale, Imane Khelif sarebbe stata/o squalificato/a e il caso si chiuderebbe qui. E invece no, la “intersessuale” Imane, senza voler insinuare significati filosofico-politici, è stata accettata fra le femmine, ha sfidato la nostra pugile Angela Carini, che ha abbandonato l'incontro dopo 46 secondi, avendo constato “una forza mai vista” di Imane e quindi rischi per la sua incolumità. Imane ha vinto e passato il turno.

Una soluzione del problema nello sport della comparsa recente di categorie sessualmente miste, che non garantirebbe il principio di equità e giustizia nella competizione sportiva, sarebbe quella di creare una nuova categoria. Oltre maschi e femmine anche gli intersessuali, se questi sono di numero cospicuo. Si indìcano gare olimpinche dedicate alle cosiddette categorie denominate con la nota sigla LGBTQIA (Lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, intersessuali, asessuali, non binari, gender fluid e pansessuali), punto e basta.

Infine, e chiudo, che il Comitato olimpico abbia permesso tanta ambiguità e difformità rispetto ai reglamenti delle associazioni internazionali di categoria, è perfettamente coerente con l'ambiente parigino olimpico. Il clima volutamente creato in tutta l'olimpiade di Parigi 2024, a partire dalla cerimonia di apertura, è di assoluta libertà di espressione. Hanno lì trovato la condizione ideale per dare libero sfogo a ogni nefandezza psichica e perversione umana, ovviamente spacciata o decantata come nuova normalità. Gli spacciatori in verità adottano il termine di moda “inclusività”, al fine di includere nelle cerchie degli umani normali in via di estinzione il virus del caos mentale, già fortemento promosso per via telematica in tutto il mondo moderno.

Personalmente tendo a rispettare tutto ciò che ha creato il Signore, a patto di venire anche io rispettato e non discriminato in quanto membro dei normali, secondo l'antico criterio di normalità. Parimenti sarei tentato di dedurre che anche il Signore può sbagliare, ma farei peccato.

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